Doveva essere la prima partita del ritorno alla normalità e forse è questo che conta più di tutto il resto. Il pubblico di nuovo si affaccia seppur timidamente sugli spalti dei palazzetti italiani. Avellino ha finalmente una squadra in serie B senza la spada di Damocle di un debito insostenibile. Scandone non c’è più, inutile girarci attorno. Tutto ciò che c’è e verrà dopo sarà un’altra cosa: almeno fino a quando non si riuscirà a capire come riportare quel lupo del secondo dopoguerra sul parquet.
Alla guida della DelFes c’è l’uomo della continuità col passato. Coach Robustelli, archiviata la sfortunata stagione 2020/2021, vuole essere l’ago che ricuce lo strappo tra la città e il basket. Compito arduo viste le vicissitudini passate; compito semplice se si considera, invece, che la città chiede soltanto impegno e serietà.
I primi due quarti di Reggio Calabria – Avellino
I primi due periodi di gioco dipingono in maniera sapiente ciò che abbiamo innanzi detto. La squadra entra con la dovuta concentrazione e gioca 20 minuti di buon basket. Il roster sembra ben costruito (anche il solo vedere due giocatori per ogni ruolo ci sembra una discreta novità rispetto al passato). All’intervallo lungo si va sul punteggio di 37 a 46 per gli ospiti. Solo una palla persa e tre recuperate per Avellino. Chi conosce il basket sa cosa vogliano dire queste statistiche. I tiri si possono sbagliare e le partite perdere ma palle recuperate e perse sono il primo segnale del livello di determinazione e concentrazione sul parquet.
Si torna a casa con una sconfitta ma con tante buone sensazioni.
Non sempre le ciambelle riescono col buco e sicuramente gli uomini di coach Robustelli avrebbero voluto portare a casa i due punti. Un lungo passaggio a vuoto tornando dagli spogliatoi fa tornare in partita i padroni di casa che prendono il largo. Gli avellinesi non riescono più a giocare il basket visto nei primi 20 minuti e perdono la prima partita fuori dalle mura amiche.