
Ci sono settimane in cui si può passare sopra a prestazioni non di livello. Partite per cui è doveroso chiudere un occhio perchĂ© c’è sempre quel mezzo motivo per cui trovi una scusa per la tua squadra del cuore. E poi ci sono sconfitte che non puoi far passare sotto traccia. Sconfitta che devi analizzare e da cui bisogna assolutamente ripartire perchĂ© altrimenti ci sarebbe solo spazio per ulteriori brutte figure.
La Scandone va a Milazzo in vacanza. Ci crede poco e praticamente va in vantaggio solo una volta in 40 minuti. Stefanini, arrivato ad Avellino come l’uomo della svolta, continua a deludere con l’ennesima prestazione mediocre. D’Offizi torna disponibile ma è ovvio che la stagione se la sia giocata cercando di rimediare all’infortunio patito mesi fa. Non convince nulla della Scandone “ammirata” questa sera. Persino Trapani, di solito decisamente centrato sulla partita, fa errori da minibasket. Zanini, costretto ad un surplus di lavoro causa letargia di Stefanini, inizia bene e finisce male.
Pichi e Soliani provano a tenere a galla i biancoverdi. Ma Pichi, autore comunque di una buona doppia doppia, soffre troppo i pariruolo di Milazzo mentre Soliani va stranamente in difficoltĂ quando c’è da difendere. Troppi rimbalzi concessi in difesa agli avversari sono la ciliegina sulla torta, se così vogliamo chiamarla, della partita dei biancoverdi.
E non è che gli altri, non nominati, abbiano fato bene. Semplicemente non sono loro che dovrebbero tirare la carretta e se sono costretti a farlo per l’insipienza dei compagni, non è su di loro che vanno scaricate le responsabilitĂ .
Duole dirlo, anche coach Sanfilippo non è esente da responsabilitĂ . Alziamo le mani sui su schemi e scelte tecniche. Probabilmente però ci sarebbe stato bisogno di dare una sveglia, forte. Il tempo del bastone e della carota è finito. Se un giocatore fa male, la panchina non solo la vede, ma gli viene concessa in comodato d’uso.
E non è che vogliamo continuare a parlare di Stefanini, ma se fai due falli in un amen, vieni tolto e non appena torni in campo, neppure il tempo di finire un’azione, fai il terzo, la panchina è il tuo posto. Tanto si perde lo stesso e potrebbe servire a far capire a tutti che non è questo il modo per impattare mentalmente le partite.
E non riuscire a far commettere il 5° fallo a un giocatore fondamentale di Milazzo? Rimsa ha finito la partita con la massima tranquillità . Senza alcun rischio. Queste cose vanno sottolineate oggi perché domani potrebbero costare caro.
Per non parlare del crollo degli ultimi 5 minuti. A volte è anche solo una questione di dignitĂ . I tifosi avversari cantavano “noi non siamo avellinesi”. La squadra ha reagito prendendo caterve di canestri senza neppure provare a replicare. Iannicelli è l’unico avellinese tra i giocatori. E’ indispensabile che faccia capire ai compagni cosa significa.
Della trasferta siciliana si salva poco e nulla. Speriamo sia solo un passaggio a vuoto che non infici quanto di buono i ragazzi hanno fatto nella stagione regolare.